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Nagyrev, Hungary, 1929. Over 160 mysterious deaths. A group of local wives conspiring together, and one woman at the centre of it all. In 1929, a dark secret at the heart of a Hungarian farming village was finally exposed. For more than 15 years, Nagyrev had harboured a group of serial killers, one of the largest murder rings ever recorded. They came to be known as The Angel Makers. Led by a sharp-minded midwife known as Auntie Suzy, the local wives brazenly rid themselves of unwanted relatives, spooning doses of arsenic into soup and wine, stirring it into coffee and brandy.

In 1957, as the Cold War raged, Ian Fleming took a respite from writing James Bond to craft a work of nonfiction every bit as tense as a Bond adventure. Aided by an ex-MI5 agent and International Diamond Security Organization operative going by the alias “John Blaize,” Fleming chronicled the IDSO’s infiltration of the “million-carat network”―the world’s most notorious diamond smuggling ring.

The Angel Makers is a true-crime story like no other—a 1920s midwife who may have been the century’s most prolific killer leading a murder ring of women responsible for the deaths of at least 160 men.

Se volete immergervi nella brumosa Inghilterra vittoriana, non vi è miglior guida di Charles Dickens, qui nelle vesti inedite di appassionato cronista investigativo. I nove racconti contenuti in "Guardie e ladri" - originariamente pubblicati come articoli - sono infatti altrettante cronache di eventi reali, trattati dall'autore con inventiva narrativa e rigore giornalistico.

Nel 1850 Charles Dickens firma ben tre articoli riguardanti la vita e il lavoro del detective (figura nuovissima, a quei tempi, risalendo la creazione del Detective Branch di Londra a solamente otto anni prima). In quell'anno, alcuni fra i maggiori investigatori inglesi accettano di incontrarsi nella redazione di Household Words, la rivista diretta dallo stesso Dickens, per rispondere alle sue domande. Fra loro, immancabilmente, anche il grande Charles Frederick Field (1805-1874), amico personale dello scrittore.

Nel 1851 Charles Dickens accompagna il detective Charles Frederick Field (1805-1874) in una nottata a giro per i sobborghi londinesi. Il racconto che ne scaturisce - pubblicato sotto forma di articolo sulla rivista Household Words - è l'acuta ricostruzione dello squallore notturno di una grande metropoli. Avventurandosi fra taverne malfamate, vicoli bui e quartieri in mano alla malavita, Dickens, Field e i loro uomini toccano con mano i pericoli che si celano nelle periferie vittoriane, offrendo a chi legge l'opportunità di rivivere un'epoca remota, ma non per questo morta e sepolta.

Charles Dickens, oltre ad essere stato un grande romanziere, è stato anche l'attento testimone dell'avvento della polizia moderna. Risale al 1842, infatti, la nascita della prima sezione investigativa della London's Metropolitan Police. In questo scenario, di fronte ai rischi della vita notturna, Dickens ha iniziato ad interessarsi alla vita degli agenti, stringendo amicizia con molti personaggi attivi nel settore.

Ecco a voi un brillante resoconto fatto da Charles Dickens sul controverso personaggio di Thomas Griffiths Wainewright, pittore londinese noto a tutti per la sua vita dissoluta... Wainewright - il cui spirito da dandy verrà descritto anche da altri grandi scrittori, come Oscar Wilde - è il protagonista di un caso giudiziario eclatante, consumatosi negli anni '30 dell'Ottocento. Accusato di aver avvelenato la cognata, la suocera e uno zio, verrà incarcerato solo in seguito ad un'accusa di frode bancaria (per la quale sarà deportato nella colonia penale di Hobart, in Tasmania).

Nel 1850, appena otto anni dopo la creazione del Detective Branch di Londra, Charles Dickens dedica vari articoli al tema dell'indagine poliziesca, pubblicandoli sulle riviste Householde Words e All the Year Round (di cui è direttore). Le tecniche di investigazione dell'epoca, ancora relativamente nuove, rivelano in "Giù con la marea" una raffinatezza che dimostra l'estrema modernità della Scotland Yard del tempo.

Fra i molti articoli che Dickens pubblicò, fra il 1850 e il 1867, "La polizia segreta" è senz'altro il più curioso. Accantonando per un momento Londra, coi suoi sobborghi malfamati e i suoi detective ligi alla giustizia, Dickens ci trasporta nella Napoli di metà Ottocento, al crepuscolo del regime borbonico. Qui, con esplicita riprovazione dello stesso autore, vige un controllo spietato sulla popolazione da parte della temibile polizia segreta.

Nel 1850, appena otto anni dopo la creazione del Detective Branch di Londra, Charles Dickens dedica vari articoli al tema dell'investigazione, pubblicandoli sulle riviste Householde Words e All the Year Round (di cui è direttore). Integrando la propria indole di romanziere col senso critico del giornalista, Dickens offre a chi legge l'affresco vivido di una Londra oscura e malfamata, abitata da malviventi ma anche da coraggiosi detective.

Ispirandosi alla vicenda già narrata in "Thomas Griffiths Wainewright ovvero, Janus Weathercock, l'avvelenatore", Dickens ci porta a contatto con la spietata realtà di una mente criminale, raccontandoci l'episodio di un agente assicurativo intento ad aiutare un altro personaggio - dai contorni misteriosi - a salvare la ragazza che ama dalle grinfie di un truffatore. Pubblicato originariamente sotto forma di articolo, il resoconto mette in luce gli aspetti più inquietanti dell'Inghilterra vittoriana.

Non tutti sanno che Charles Dickens è stato uno dei primi reporter di cronaca nera: fra il 1850 e il 1867, sulle pagine di Household Words e All the Year Round (le riviste da lui dirette) ha infatti firmato molti articoli incentrati sul crimine e sulla neonata figura del detective. Nel presente contributo - che ci illumina sulla percezione che un uomo del tempo poteva avere, rispetto ai fenomeni criminali - Dickens illustra il caso di due noti malviventi, mettendoli a confronto con grande scrupolo critico e anticipando molti temi chiave della successiva criminologia.